mercoledì 3 ottobre 2012

STRADE PARTIGIANE_ Via III Ottobre

STRADE PARTIGIANE non è solo un evento.
Noi di Libero Spazio vogliamo prenderci l'impegno di portare avanti questo grande progetto per proporlo nelle scuole e per continuare a raccontare le storie dei giovani partigiani che hanno donato la vita per la libertà della nostra Ascoli. Troppo spesso queste figure sono dimenticate o peggio ancora ignorate.
Questo non possiamo permetterlo.

Per questo ci impegniamo ad inserire nella sezione STRADE PARTIGIANE le storie dei partigiani, ai quali sono state intitolate vie o piazze della nostra città.
Questa settimana, dopo un periodo di pausa, percorriamo una data, in cui tante vite si sono incrociate...


VIA III OTTOBRE




La giornata del 3 Ottobre rappresenta una data importantissima per la nostra Resistenza, dopo l'armistizio dell'8 Settembre e gli scontri contro i nazisti del 12 alla caserma Vecchi e a quelle di Corso Mazzini e di San Filippo, civili e militari ascolani decidono di organizzare sul Colle un nucleo armato per difendere la città in attesa dell'arrivo degli Alleati.
Un gruppo che si va sempre più espandendo grazie alla spontanea scelta dei cittadini che affluiscono sul Colle, e che costituisce una buona tappa per ex-prigionieri alleati, perlopiù inglesi e slavi, diretti verso il Sud liberato.
Il forte concentramento è sostentato da spedizioni volte all'approvvigionamento di viveri e munizioni nelle caserme della città, favorite dal tacito consenso dei militari, e gode della direzione del comandante Spartaco Perini, eletto tramite votazione.
Il 2 Ottobre il gruppo di San Marco viene avvisato dell'arrivo di reparti tedeschi, aspettandosi una risalita di questi ultimi dalla città, che invece accerchiano la montagna salendo dai paesi, per trovarsi già all'alba del 3 Ottobre a San Marco, cogliendo nel sonno i partigiani.
Verso il Pianoro, in località Le Rocce, dove oggi si trova il monumento dei partigiani, i nazisti trovano la prima resistenza dei ribelli che l'impegna in un accanito combattimento.
I capisaldi coprono la ritirata del grosso dei Partigiani, risalendo i sentieri senza sapere che già l'accerchiamento tedesco è stato compiuto.
Lungo il fosso del Gran Caso ci sono i primi caduti, Francesco Paliotti colpito da una granata di mortaio, poco sopra cadeva Pietro Marucci, e ad un centinaio di metri morivano i fratelli Pierluigi e Vincenzo Biondi, venuti da Foggia per combattere il nazifascismo.
In una casa colonica poco sotto le postazioni dei ribelli muore fucilato dagli oppressori Carlo Grifi a letto perché febbricitante dopo una spedizione notturna.
Mentre alcuni gruppi riescono a passare tra le file tedesche svalicando verso Valle Castellana, alle Vene Rosse continuano gli scontri: Emidio Bartolomei, Marcello Federici e i fratelli Angelini combattono finché, ormai finite le munizioni, vengono catturati intorno alla zona delle Tre Caciare.
L'ultimo scontro si svolge all'altezza della croce di legno, dove Serafino Cellini ha posizionato la sua mitragliatrice e insieme ad altri difende la postazione. 
Il primo a cadere è Narciso Galiè, vicino a lui Alessandro Panichi, Adriano Rigantè, Antonio Cossu e un ex-prigioniero inglese vengono anch'essi uccisi in difesa della loro postazione.
L'ultimo a resistere è Serafino Cellini, che ferito e fingendosi morto apre il fuoco sui tedeschi causando loro numerose perdite prima di morire.
I tedeschi rastrellano fino alla sera il Colle, radunando un centinaio di catturati, alcuni trasferiti al Forte Malatesta, altri portati a Cerqueto, mentre i fratelli Angelini, Dino e Silvio, Emidio Bartolomei, Nino Ciabbattoni, Marcello Federici, Emidio Rozzi e Roberto Paci vengono portati a Pagliericcio, sopra Villa Lempa e crivellati a colpi di mitra dopo essere stati illusi di poter scappare.
La stessa sera del 3 Ottobre, ad Ascoli, mentre sul Colle giovani coraggiosi combattono e muoiono per la libertà, si ricostituisce la locale Federazione fascista e viene esposto il labaro fascista, un atto ingiurioso per il sangue dei 30 giovani, 8 feriti e più di 80 prigionieri italiani e non, deportati in Germania nei campi di lavoro, partigiani della Brigata San Marco, prima formazione di patrioti/partigiani che ha alzato la testa ai soprusi dei nazi-fascisti in Italia.










venerdì 6 luglio 2012

I giovani e la politica


In questo articolo, ci vorremmo soffermare sulla funzione sociale della politica e sul bisogno che la mia generazione, la nostra generazione, ha di questa funzione. 
Qual è la funzione che è stata cosi ben nascosta dai politicanti degli ultimi anni dietro ad un muro di interessi, di corruzione, di personalismi e di incompetenza? 
La funzione è quella di migliorare la vita di una comunità, sottraendola tramite delle leggi alla ferocia, ai soprusi alle ingiustizie, prodotte dalla parte peggiore dell'indole umana. Occorre recuperare la vera funzione della politica che la rende l' unica scienza in grado di cambiare, in questo mondo, la condizione dell'uomo. Se noi vediamo sotto questo punto di vista la tanto bistrattata politica ci rendiamo conto, che non ci sarebbe cosa più adatta alla nostra generazione che è gravemente penalizzata dall'uso erroneo del “mezzo politico”. Il compito cui dobbiamo adempiere è quello di abbattere quel muro che copre questo prodigioso mezzo per cambiare il mondo, non di erigerne altri cento fatti di indifferenza, di menefreghismo, disinformazione o di sfiducia. Bisogna allontanare quel senso di distanza, quella sensazione che la politica non ci riguardi, e che le conseguenze derivanti dall'errato uso di questo mezzo non ricadano su di noi. Le decisioni che la classe politica prende oggi ricadranno su di noi in un prossimo futuro, perciò non ci possiamo limitare ad essere osservatori muti, ciechi e sordi di scelte che, prese oggi, miglioreranno o peggioreranno il nostro futuro.
”Siete una generazione senza futuro!” ci sentiamo sempre dire questa frase, e dobbiamo renderci conto che noi lo rendiamo possibile. Il futuro non è un ente misterioso e oscuro che si manifesta in balia del caso al quale noi dobbiamo adattarci e rassegnarci: il nostro futuro dipende da scelte che si stanno già prendendo, che si sono già prese o che si prenderanno da qui a poco. A queste decisioni noi possiamo e, a mio parere, abbiamo il dovere di partecipare mediante un voto (per chi è maggiorenne ovviamente) consapevole teso a dare una spinta ad un nostro progetto di futuro qualunque esso sia, per ritrovarci tra vent’ anni a vivere in un paese che noi abbiamo contribuito a plasmare e regolare, e non in un paese che vive su regole imposte per interessi particolari di un passato ormai superato. 
In conclusione questo è un invito ad essere cittadini più attivi, più responsabili, più attenti a ciò che ci sta attorno e che ci riguarda da vicino, e ad agire tramite un voto responsabile o tramite una diretta partecipazione agli organi politici, per far sentire la nostra voce e cambiare il nostro futuro.

Otello Palmini
Ginevra Murano


venerdì 22 giugno 2012

STRADE PARTIGIANE_ Adriano Rigantè


STRADE PARTIGIANE non è solo un evento.
Noi di Libero Spazio vogliamo prenderci l'impegno di portare avanti questo grande progetto per proporlo nelle scuole e per continuare a raccontare le storie dei giovani partigiani che hanno donato la vita per la libertà della nostra Ascoli. Troppo spesso queste figure sono dimenticate o peggio ancora ignorate.
Questo non possiamo permetterlo.

Per questo, settimanalmente, inseriremo nella sezione STRADE PARTIGIANE la storia di un partigiano, al quale è stata intitolata una via o una piazza ascolana.
Questa settimana percorriamo la vi(t)a di...


ADRIANO RIGANTÈ



Nasce ad Ascoli Piceno nel 1924.
Fa parte del corpo militare della Marina quando, a seguito dello sbandamento dovuto alla confusione successiva all'armistizio dell'8 Settembre 1943 ed agli scontri in città del 12 Settembre, decide poco dopo di rifugiarsi sul Colle San Marco.
Muore in combattimento il 3 Ottobre 1943, mentre sosteneva la resistenza delle Vene Rosse in gruppo con Antonio Cossu ed un inglese, quest'ultimo anche muore mentre Cossu viene catturato.
Rigantè è insignito della Medaglia d'Argento al Valor Militare.


giovedì 7 giugno 2012

STRADE PARTIGIANE_ Narciso Galiè

STRADE PARTIGIANE non è solo un evento.
Noi di Libero Spazio vogliamo prenderci l'impegno di portare avanti questo grande progetto per proporlo nelle scuole e per continuare a raccontare le storie dei giovani partigiani che hanno donato la vita per la libertà della nostra Ascoli. Troppo spesso queste figure sono dimenticate o peggio ancora ignorate.
Questo non possiamo permetterlo.

Per questo, settimanalmente, inseriremo nella sezione STRADE PARTIGIANE la storia di un partigiano, al quale è stata intitolata una via o una piazza ascolana.
Questa settimana percorriamo la vi(t)a di...


NARCISO GALIÈ




Nato ad Ascoli Piceno nel 1925, dove svolge la professione di operaio comunale.
Dopo gli scontri tra i soldati italiani e tedeschi nelle caserme ascolane decide di unirsi a coloro che si stanno radunando sul Colle San Marco per proseguire la difesa della città.
Fa da subito gruppo con Alessandro Panichi e Serafino Cellini, con cui combatte eroicamente il giorno del 3 Ottobre, nel caposaldo delle Vene Rosse, dove egli coraggiosamente affianca i suoi compagni portando uno zaino pieno di bombe a mano che, durante lo scontro, venivano passate da una contadinella chiamata Argenta dai partigiani.
Lo stesso Galiè poi sollecita la donna a dileguarsi nella boscaglia.
L'intervento del giovane e dei suoi compagni permette al grosso dei partigiani di sfuggire all'accerchiamento dei tedeschi.
Insignito della Medaglia d'Argento al Valor Militare.

giovedì 31 maggio 2012

STRADE PARTIGIANE_ Francesco Paliotti

STRADE PARTIGIANE non è solo un evento.
Noi di Libero Spazio vogliamo prenderci l'impegno di portare avanti questo grande progetto per proporlo nelle scuole e per continuare a raccontare le storie dei giovani partigiani che hanno donato la vita per la libertà della nostra Ascoli. Troppo spesso queste figure sono dimenticate o peggio ancora ignorate.
Questo non possiamo permetterlo.

Per questo, settimanalmente, inseriremo nella sezione STRADE PARTIGIANE la storia di un partigiano, al quale è stata intitolata una via o una piazza ascolana.
Questa settimana percorriamo la vi(t)a di...


 FRANCESCO PALIOTTI
 


Nasce nel 1913 ad Ascoli Piceno.
Nonostante i suoi precedenti giovanili come camicia nera nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, decide, il giorno dopo l'attacco dei tedeschi alle caserme ascolane, di unirsi ai civili e militari sbandati che si stanno radunando sul Colle San Marco, intenzionati a meglio organizzarsi per proseguire la lotta di difesa della città.
Cade in combattimento il 3 Ottobre 1943, in occasione della massiccia operazione di repressione del movimento di Resistenza messa in atto dal comando tedesco.
Viene ucciso nella zona del Pianoro da un colpo di mortaio, lungo il corso del Fosso Gran Caso, mentre, come capo della squadra dei conducenti, cerca di raggruppare alcuni muli carichi di munizioni e di avviarli verso la montagna.

venerdì 25 maggio 2012

STRADE PARTIGIANE_ Cino del Duca

STRADE PARTIGIANE non è solo un evento.
Noi di Libero Spazio vogliamo prenderci l'impegno di portare avanti questo grande progetto per proporlo nelle scuole e per continuare a raccontare le storie dei giovani partigiani che hanno donato la vita per la libertà della nostra Ascoli. Troppo spesso queste figure sono dimenticate o peggio ancora ignorate.
Questo non possiamo permetterlo.

Per questo, settimanalmente, inseriremo nella sezione STRADE PARTIGIANE la storia di un partigiano, al quale è stata intitolata una via o una piazza ascolana.
Questa settimana percorriamo la vi(t)a di...


 CINO DEL DUCA




Nato a Montedinove nel 1899. Poichè il padre Giosuè, poeta e Garibaldino, si era ridotto in miseria, appena quindicenne deve lavorare per sostenere la famiglia, inizia così a fare il produttore porta a porta per la casa editrice di romanzi a dispense Hiermann sin quando, all'età di 17 anni parte per la Prima grande guerra. Al termine del conflitto trova occupazione nelle Ferrovie dello Stato ma per le sue idee contrarie al nuovo regime viene cacciato, perseguitato e messo in carcere. Liberato riesce con i fratelli a mettere su una piccola casa editrice. Il primo romanzo pubblicato, dal titolo Cuore Garibaldino è un successo popolare, come anche per gli altri che seguono. Sempre malvisto dal fascismo, nel '32 si trasferìsce in Francia dove dà vita ad un' industria editoriale che inonda il paese di giornali a fumetti e fotoromanzi. All'inizio della Seconda guerra mondiale, memore degli ideali paterni, crea una nuova legione garibaldina, iniziando una intensa attività antinazista. Catturato dalla Gestapo, riesce a fuggire ed entra nella Resistence. Terminata la guerra riprende la sua attività iniziando a pubblicare anche libri di interesse letterario e a produrre film. Nel 1955 accetta la presidenza onoraria della squadra di calcio ascolana e le rida impulso con generosi apporti finanziari. Manteneva ancora tale carica quando muore a Milano nel 1967, padrone ormai di un vasto impero editoriale. Nella sua vita cosi attiva, ebbe grandi soddisfazioni morali. Nel '53 il governo francese lo aveva insignisce del titolo di cavaliere della Legion d'Onore e della Croce di Bronzo, nel '59 riceve dall'università di Urbino la laurea honoris causa in lettere e filosofia, la città di Ascoli Piceno gli conferisce la cittadinanza onoraria. Dopo la morte gli si intesta una via e lo stadio comunale. Al suo paese natale non fece mancare dimostrazioni di attaccamento, donando un asilo, la scuola elementare, il campo sportivo ed altre opere pubbliche. Per i compaesani bisognosi di lavoro trovò sempre posto nei sui stabilimenti in Francia ed Italia.

giovedì 17 maggio 2012

STRADE PARTIGIANE_ Pietro Marucci


STRADE PARTIGIANE non è solo un evento.
Noi di Libero Spazio vogliamo prenderci l'impegno di portare avanti questo grande progetto per proporlo nelle scuole e per continuare a raccontare le storie dei giovani partigiani che hanno donato la vita per la libertà della nostra Ascoli. Troppo spesso queste figure sono dimenticate o peggio ancora ignorate.
Questo non possiamo permetterlo.

Per questo, settimanalmente, inseriremo nella sezione STRADE PARTIGIANE la storia di un partigiano, al quale è stata intitolata una via o una piazza ascolana.
Questa settimana percorriamo la vi(t)a di...


PIETRO MARUCCI



Nato nel 1919 ad Ascoli Piceno.
Entra nei Carabinieri in età militare, poi esonerato dal servizio perchè ammalato, difatti si trovava in congedo quando fu dichiarato l'armistizio. Sentì comunque il dovere di riprendere le armi per la difesa della libertà e il 19 Settembre decide di prendere la strada del Colle San Marco con l'intento di raggiungere i primi Partigiani rifugiatisi lassù.
Prende così parte con impegno e dedizione ad ogni loro azione e si distingue per coraggio e fermezza durante i duri combattimenti del 3 Ottobre svoltisi nella località detta "Le Rocce".
Sotto la pressione dei nazisti, infatti, il suo gruppo era stato costretto a indietreggiare, mentre lui si fermava per coprire i compagni col fuoco della sua mitragliatrice fino all'esaurimento delle munizioni. In questo gesto di altruismo perde la vita.
Insignito della Medagli d'Argento al Valore Militare.

domenica 13 maggio 2012

Pirati per gli oceani. Sea Shepherd agisce!




In molti avrete sicuramente sentito parlare di Sea Shepherd Conservation Society, grazie al docu-reality “Whale Wars” di Discovery Channel, o per i vari casi arrivati alla ribalta grazie alle azioni a volte estreme ma mai violente, atte a salvare, non a parole ma con vere e proprie campagne di sabotaggio, le creature marine minacciate di estinzione per la smodata mania prettamente umana di possedere.
Le leggi riguardanti la caccia a queste specie, come cetacei e foche, vengono aggirate dalle flotte di caccia dei paesi più impegnati in questo vero e proprio massacro, perpetrato tra l’altro nei luoghi in cui questi animali dovrebbero avere garantita la possibilità di vivere e riprodursi in pace, come il “Santuario dei Cetacei” nei mari dell’Antartide o nell’estremo nord-America.
Nel 1974, uno dei fondatori di Greenpeace, Paul Watson, decide che la protesta passiva non è la giusta strategia per raggiungere risultati costanti e importanti. Fuoriesce così da Greenpeace e fonda Sea Shepherd Conservation Society, con il preciso impegno di impedire a chiunque di massacrare balene, delfini e foche con qualunque mezzo senza però mettere in pericolo vite umane. Atti di sabotaggio di navi in porto, affondamenti, inseguimenti con attacchi in mare. I loro attacchi consistono principalmente nel lanciare bombolette di acido butirrico sui ponti delle navi da “ricerca” dove viene fatta la prima lavorazione delle carni pescate. Questo acido ha la proprietà di puzzare come l’inferno, e rende così inservibile la carne.
Gli eco-pirati della “Neptune’s Navy", la marina di Nettuno, come loro stessi si definiscono, hanno a disposizione una flottiglia di 3 imbarcazioni, motopesca e motoscafi potentissimi (come l’Adi Gil, donato dopo la World Race a SSCS e affondato da una nave ricerca giapponese). Seguono un ordinamento gerarchico con gradi e ordini da rispettare, proprio come nei corpi di Marina, organizzano campagne di sensibilizzazione e workshop in cui espongono la loro visione dei fatti, trovando sempre più persone che condividono ideali e obiettivi. Proteggere i mari è un dovere oltre che un diritto, e non è facile quando hai la legge un po’ dalla tua e un po’ no.
Il Giappone, paese in cima alla lista dei cacciatori più spietati e inarrestabili, attraversa i mari del sud con navi da ricerca (navi da caccia mascherate da postazioni scientifiche) attrezzate per arpionare, tirare in secco e lavorare le carni in loco. SSCS, grazie a varie azioni sia a livello materiale che divulgativo, sta raggiungendo ogni anno risultati davvero importanti, riuscendo a bloccare le stagioni di pesca e a far tornare a forza le navi in porto. Su Youtube potete trovare tantissimi video girati da loro e da simpatizzanti, e potete anche trovare le confutazioni delle parti in causa, come i pescatori giapponesi che, foraggiati e protetti dalla Yakuza, oppongono obiezioni e insulti senza senso, inaccettabili per chiunque abbia a cuore il destino del pianeta e dei suoi abitanti meno fortunati, che da soli non possono difendersi.

Sea Shepherd è presente in tutto il mondo, in Italia da un po’ di tempo la branca nostrana diventa sempre più forte, più presente su vari fronti. Perché è fondamentale il lavoro in mare (cosa che tramite un iter particolare possono fare tutti) ma anche la condivisione e la diffusione di materiale di denuncia.
Come LIBERO SPAZIO Stay Human vi suggeriamo la visione di “The Cove”, che appunto tratta questi argomenti. La storia di un gruppo di attivisti che tramite azioni di sabotaggio compie una sorta di miracolo dei giorni nostri: fermano la mattanza dei delfini nella baia di Taiji in Giappone. È
un documento vero, crudo, si evince la durezza di questa battaglia, il dolore che porta. Questi eroi, perché questo sono, mettono a rischio le proprie vite senza pensarci due volte, perché spesso alle provocazioni ed alle loro azioni i pescatori rispondono con potentissimi cannoni ad acqua, e con vere e proprie armi high-tech, come ad esempio un diffusore di microonde direzionale, documentato in una puntata di "Whale Wars", capace potenzialmente di “cuocere” una persona, facendo vibrare le molecole di ossigeno presenti nel corpo e dando proprio la sensazione di cuocere dall’interno. È una “less letal wheapon”, un’arma non letale ufficialmente, ma che nelle mani di questi spietati assassini del mare può fare grossi danni. O la versione sonora, che direziona ultrasuoni capaci di spossare, nauseare e far svenire piccoli gruppi di persone. E pensare che spesso sono gli attivisti ad essere accusati di essere violenti, cosa assolutamente infondata, visto che la base è il rispetto per la vita. “Siamo qui per salvare le balene, non per far del male alle persone” è la risposta data ad un giornalista da Watson ad una domanda a riguardo.
La realizzazione di “The Cove” è quindi strettamente correlata alle attività di Sea Shepherd, e parte da Ric O’Barry, ex addestratore di delfini per la serie “Flipper”, che dopo il “suicidio” della femmina di delfino Kathy, saltata fuori dalla vasca per lasciarsi morire, è diventato uno dei più attivi militanti per la protezione dei delfini.
Non si può restare indifferenti anche solo vedendo in un film centinaia di delfini (che non sono cibo, ma una perversione medico-stregonesca nippo-cino-danese) fatti a pezzi, una baia in cui l’acqua non c’è più, solo un mare di sangue, e delfini che piangono, simili a bambini, consapevoli di stare subendo un massacro. Pare davvero che lo sappiano, lo capiscono, ed i loro acuti fanno venire la pelle d’oca.
Naturalmente il discorso è da approfondire, SSCS è una realtà in continua evoluzione, e potete documentarvi su www.seashepherd.org, e se siete davvero interessati, volete dare una mano attivamente i modi ci sono, fateci sapere!

Corrado Ladu





giovedì 10 maggio 2012

STRADE PARTIGIANE_ Carlo Grifi

STRADE PARTIGIANE non è solo un evento.
Noi di Libero Spazio vogliamo prenderci l'impegno di portare avanti questo grande progetto per proporlo nelle scuole e per continuare a raccontare le storie dei giovani partigiani che hanno donato la vita per la libertà della nostra Ascoli. Troppo spesso queste figure sono dimenticate o peggio ancora ignorate.
Questo non possiamo permetterlo.

Per questo, settimanalmente, inseriremo nella sezione STRADE PARTIGIANE la storia di un partigiano, al quale è stata intitolata una via o una piazza ascolana.
Questa settimana percorriamo la vi(t)a di...


CARLO GRIFI 

 





Nato a Recanati nel 1923.
Studente universitario al secondo anno di medicina, risiedeva ad Ascoli dall'età di dieci anni e abitava nella rua che oggi porta il suo nome, prima chiamata dell'Aquila.
Dopo l'8 Settembre 1943 si era rifugiato, come tanti altri giovani, nella zona di Meschia, frazione di Roccafluvione (AP), dove dava un valido aiuto al parroco del luogo nella cura di malati e feriti, per lo più militari sbandati e alleati prigionieri fuggiti dai campi, nonostante gli studi non ancora terminati e la poca esperienza in campo medico.
Rientrato ad Ascoli era stato incaricato di recapitare messaggi alle bande sul Colle San Marco, ed era con queste rimasto.
La sera del 2 Ottobre viene fatto rifugiare in una casa di contadini sul Colle, sia per ragioni di sicurezza, vista l'estrazione politica della sua famiglia, essendo figlio, difatti, di un gerarca fascista, sia soprattutto perchè febbricitante, avendo fatto un servizio di perlustrazione sotto una gelida pioggia torrenziale. La mattina del 3 Ottobre, durante il rastrellamento del Colle San Marco, i tedeschi perquisiscono le stanze dell'abitazione e, trovando accanto al Grifi la divisa militare imprudentemente lasciata sulla sedia della camera da letto, lo freddarono, nonostante disarmato, a poco valsero le sue implorazioni e spiegazioni. Prima di andarsene, i tedeschi diedero fuoco alla casa.

mercoledì 2 maggio 2012

STRADE PARTIGIANE_ Adriano Cinelli

STRADE PARTIGIANE non è solo un evento.
Noi di Libero Spazio vogliamo prenderci l'impegno di portare avanti questo grande progetto per proporlo nelle scuole e per continuare a raccontare le storie dei giovani partigiani che hanno donato la vita per la libertà della nostra Ascoli. Troppo spesso queste figure sono dimenticate o peggio ancora ignorate.
Questo non possiamo permetterlo.

Per questo, settimanalmente, inseriremo nella sezione STRADE PARTIGIANE la storia di un partigiano, al quale è stata intitolata una via o una piazza ascolana.
Questa settimana percorriamo la vi(t)a di...


ADRIANO CINELLI 






Nasce il 1926 ad Ascoli Piceno.
Studente, morì alla prematura età di 17 anni per mano dei tedeschi, è una delle prime vittime "attive" dell'opposizione ascolana alle truppe nazifasciste.
Il 12 Settembre 1943, a seguito degli scontri avvenuti presso l'allora Distretto Militare (Caserma Vecchi) contro i tedeschi, che si muovevano verso il Presidio Militare di Ascoli Piceno (Caserma Umberto I), i civili ascolani entrarono nella Caserma Vecchi per prelevare le poche armi rimaste, intenzionati a difendersi.
Il giovanissimo Cinelli troverà la morte mentre sparava contro un automezzo di passaggio dei tedeschi, che a sua volta colpiva con raffiche di mitra.
Insignito della medaglia di bronzo al Valore Militare.

Storia di un giorno, di lavoro e di uomini


"Momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche, né
tanto meno sociali, per affermare i propri diritti, per raggiungere obiettivi, per
migliorare la propria condizione": così può essere efficamente riassunto il vero
significato della Festa del 1° Maggio.
Nel primo Novecento, in Australia, venne coniata una parola d'ordine: "Otto ore di
lavoro, otto di svago, otto per dormire", parola che oggi, come ieri, è condivisa da
tutte le organizzazioni sindacali. Con ciò si aprì la strada a rivendicazioni generali e
alla ricerca di un giorno, il 1° Maggio, appunto, in cui tutti i lavoratori potessero
incontrarsi per esercitare una forma di lotta e per affermare la propria autonomia e
indipendenza.
Dal congresso dell'Associazione internazionale dei lavoratori, riunito a Ginevra nel
settembre 1866, scaturì una proposta concreta: "Otto ore come limite legale dell'attività
lavorativa".
A sviluppare un grande movimento di lotta sulla questione delle otto ore furono
soprattutto le organizzazioni dei lavoratori statunitensi. Lo Stato dell'Illinois, nel
1866, approvò una legge che introduceva la giornata lavorativa di otto ore, ma con
limitazioni tali da impedirne l'estesa ed effettiva applicazione. L'entrata in vigore
della legge era stata fissata per il 1° Maggio 1867 e per quel giorno venne organizzata a
Chicago una grande manifestazione. Diecimila lavoratori diedero vita al più grande corteo
mai visto per le strade della città americana.
Nell'ottobre del 1884 la Federation of Organized Trades and Labour Unions indicò nel 1°
Maggio 1886 la data limite, a partire dalla quale gli operai americani si sarebbero
rifiutati di lavorare più di otto ore al giorno.

L'idea effettiva del 1° Maggio, come oggi noi lo intendiamo, nasce il 20 luglio 1889 a
Parigi. A lanciare l'idea è il congresso della Seconda Internazionale, riunito in 1°
Maggio 1886, una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago, era stata repressa nel
sangue. Era un sabato, allora giornata lavorativa, ma in dodicimila fabbriche degli Stati
Uniti 400 mila lavoratori incrociarono le braccia. Nella sola Chicago scioperarono e
parteciparono al grande corteo in 80 mila. Tutto si svolse pacificamente, ma nei giorni
successivi scioperi e manifestazioni proseguirono e nelle principali città industriali
americane la tensione si fece sempre più acuta. Il lunedì la polizia fece fuoco contro i
dimostranti radunati davanti ad una fabbrica per protestare contro i licenziamenti,
provocando quattro morti. Per protesta fu indetta una manifestazione per il giorno dopo,
durante la quale, mentre la polizia si avvicinava al palco degli oratori per interrompere
il comizio, fu lanciata una bomba. I poliziotti aprirono il fuoco sulla folla. Alla fine
si contarono otto morti e numerosi feriti. Il giorno dopo a Milwaukee la polizia sparò
contro i manifestanti provocando nove vittime. Una feroce ondata repressiva si abbatté
contro le organizzazioni sindacali e politiche dei lavoratori, le cui sedi furono
devastate e chiuse e i cui dirigenti vennero arrestati. Per i fatti di Chicago furono
condannati a morte otto noti esponenti anarchici malgrado non ci fossero prove della loro
partecipazione all'attentato. Due di loro ebbero la pena commutata in ergastolo, uno
venne trovato morto in cella, gli altri quattro furono impiccati in carcere l'11 novembre
1887. Il ricordo dei "martiri di Chicago" era diventato simbolo di lotta per le otto ore
e riviveva nella giornata ad essa dedicata: il 1° Maggio.

Man mano che ci si avvicina a quel giorno nel 1890 le organizzazioni dei lavoratori
intensificano l'opera di sensibilizzazione sul significato di quell'appuntamento. Monta
intanto un clima di tensione, alimentato da voci allarmistiche: la stampa conservatrice
interpreta le paure della borghesia, consiglia a tutti di starsene tappati in casa, di
fare provviste, perchè non si sa quali gravi sconvolgimenti potranno accadere.
In Italia il governo di Francesco Crispi usa la mano pesante, attuando drastiche misure
di prevenzione e vietando qualsiasi manifestazione pubblica sia per la giornata in
questione che per la domenica successiva, 4 maggio.
In diverse località, per incoraggiare la partecipazione del maggior numero di lavoratori,
si è infatti deciso di far slittare la manifestazione alla giornata festiva. Del resto si
tratta di una scommessa dall'esito quanto mai incerto.
Ma, nonostante le imposizioni dall'alto, il 1° Maggio 1890 costituisce una felice
sorpresa, per di più collegata ad un'iniziativa di carattere internazionale: in numerosi
centri, grandi e piccoli, si svolgono manifestazioni, che fanno registrare quasi ovunque
una vasta partecipazione di lavoratori. Un episodio significativo accade a Voghera, dove
gli operai, costretti a recarsi al lavoro, ci vanno vestiti a festa.
Visto il successo di quella che avrebbe dovuto essere una rappresentazione unica, viene
deciso di replicarla per l'anno successivo. Il 1891 conferma la straordinaria presa di
quell'appuntamento e induce la Seconda Internazionale a rendere permanente quella che, da
lì in avanti, dovrà essere la "festa dei lavoratori di tutti i paesi".

Inizia così la tradizione del 1° maggio, un appuntamento al quale il movimento dei
lavoratori si prepara con sempre minore improvvisazione e maggiore consapevolezza. La
protesta per le condizioni di miseria delle masse lavoratrici anima le manifestazioni di
fine Ottocento. Il 1° maggio 1898 coincide con la fase più acuta dei "moti per il pane",
che investono tutta Italia e hanno il loro tragico epilogo a Milano. Nei primi anni del
Novecento il 1° Maggio si caratterizza anche per la rivendicazione del suffraggio
universale e poi per la protesta contro l'impresa libica e contro la partecipazione
dell'Italia alla guerra mondiale.
Durante il periodo fascista Mussolini proibisce la celebrazione di tale giorno. La festa
del lavoro viene spostata al 21 aprile, giorno del cosiddetto Natale di Roma; così
snaturata, essa non dice più niente ai lavoratori, mentre il 1° Maggio assume una
connotazione quanto mai "sovversiva", divenendo occasione per esprimere in forme diverse
l'opposizione al regime.

All'indomani della Liberazione, il 1° Maggio 1945, partigiani e lavoratori, anziani
militanti e giovani che non hanno memoria della Festa del Lavoro, si ritrovano insieme
nelle piazze d'Italia in un clima di entusiasmo. Appena due anni dopo il 1° Maggio è
segnato dalla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini del bandito Giuliano
fanno fuoco contro i lavoratori che assistono al comizio.
Nel 1948 le piazze diventano lo scenario della profonda spaccatura nel nostro paese.
Bisognerà attendere il 1970 per vedere di nuovo i lavoratori di ogni tendenza politica
celebrare uniti la loro festa.
Le trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini ed anche il fatto che al
movimento dei lavoratori si offrono altre occasioni per far sentire la propria presenza,
hanno portato al progressivo abbandono delle tradizionali forme di celebrazione del 1°
Maggio.
Oggi un'unica grande manifestazione unitaria esaurisce il momento politico, mentre il
"concertone" organizzato dai sindacati per i giovani sembra aderire perfettamente allo
spirito del 1° Maggio, come lo aveva colto nel lontano 1903 Ettore Ciccotti:

"Un giorno di riposo diventa naturalmente un giorno di festa, l'interruzione volontaria
del lavoro cerca la sua corrispondenza in una festa de'sensi; e un'accolta di gente,
chiamata ad acquistare la coscienza delle proprie forze, a gioire delle prospettive
dell'avvenire, naturalmente è portata a quell'esuberanza di sentimento e a quel bisogno
di gioire, che è causa ed effetto al tempo stesso di una festa".

Matteo Giorgi

domenica 29 aprile 2012

Nella Rete dell'AlienAzione

 [ opera di Gunther von Hagens ]

In una Domenica come tante, dove è solito riposarsi dagli impegni affrontati durante la settimana, e dove il tempo ancora incerto magari ci fa rimanere a casa davanti al computer, ci siamo ritrovati a riflettere sul ruolo che investe il potente mezzo della Rete nelle nostre vite.
Un argomento interessante soprattutto dopo la notizia di stamattina, che vede Twitter e gli utenti internauti battere sul tempo, e sull'interesse, il Governo Italiano riguardo gli aggiornamenti sul processo ai presunti assassini di Vittorio Arrigoni.
Un'informazione triste da una parte ma che fa acquistare punti sull'utilità dello strumento Internet dall'altra.
Nonostante ciò, noi oggi vogliamo affrontare l'altra faccia della medaglia, e cioè i danni causati da un eccessivo ed errato utilizzo di questa potentissima risorsa, restringendo subito il campo, per economia di spazio, sul social network più utilizzato nella nostra nazione e che meglio può fare da campione di analisi: Facebook.
Molte persone possono affermare di essere state vittime degli automatismi frenetici che caratterizzano la maggior parte dei giochi ospitati dalla piattaforma in questione, che impegnano per ore nel produrre o accumulare cose intangibili (un paradossale richiamo alla società odierna che tanto pubblicizza ma poco produce) e che alla fine fanno guadagnare, a volte, giusto un pò di mal di testa.
Precisando che rispettiamo l'impiego del tempo a fini ludici e che vediamo in queste pratiche solo una forma di alienazione momentanea che difficilmente va a sfociare in qualcosa di peggio di un pò di tempo perso, affrontiamo questo argomento, un pò scherzosamente, per introdurre una pratica che ci inquieta maggiormente.
Facebook, come la Rete in toto, connette le menti e permette di condividere i propri pensieri e le proprie idee, una protesi della nostra identità dove si possono coltivare culture, scambiare informazioni e conoscenze diverse e più ampie, arricchirsi per poi utilizzare ciò che si è appreso nel mondo e per il mondo circostante, e ci indigna quando questo cerchio non si chiude.
Molte volte anzi si attua il meccanismo opposto.
Un esempio che a primo acchitto può infastidire sono dei post che a volte ci capita di vedere, delle "catene", che denunciano in maniera scarna la sofferenza che patologie come il cancro o la sindrome di down possono causare, e che sfidano a condividere quel dato post, scommettendo sul fatto che una pochissima percentuale di persone lo farà.
Il nostro rispetto a chi soffre di determinate malattie ci porta ad indicare che questo non è il modo giusto di affrontare tale problema, tutt'altro, ci pare invece che si sfumi la questione su un'inattività mentale e fisica che si sfoga con un semplice clic che mette la coscienza a posto, e che, peggio ancora, dà l'illusione di aver impiegato abbastanza sforzo da non interessarsene più.
La sfida che vi lanciamo noi è ben diversa da una condivisione o da un "Mi piace".
Informarsi sempre e comunque, essere critici e lucidi, sempre avidi di sapere e sempre attivi mentalmente e fisicamente, a questo noi vi sfidiamo.

mercoledì 25 aprile 2012

STRADE PARTIGIANE_Emidio Bartolomei

STRADE PARTIGIANE non è solo un evento.
Noi di Libero Spazio vogliamo prenderci l'impegno di portare avanti questo grande progetto per proporlo nelle scuole e per continuare a raccontare le storie dei giovani partigiani che hanno donato la vita per la libertà della nostra Ascoli. Troppo spesso queste figure sono dimenticate o peggio ancora ignorate.
Questo non possiamo permetterlo.

Per questo, settimanalmente, inseriremo nella sezione STRADE PARTIGIANE la storia di un partigiano, al quale è stata intitolata una via o una piazza ascolana.
Questa settimana percorriamo la vi(t)a di...


EMIDIO BARTOLOMEI

 


Nasce ad Ascoli Piceno nel 1923. 
A sedici anni si arruola come volontario nella Marina Militare. 
Durante l'armistizio Bartolomei si trovava  a casa in licenza di convalescenza ma capì subito che doveva partecipare alla lotta di Liberazione dal Fascismo e dai Tedeschi invasori, il 16 Settembre infatti sale sul Colle San Marco e si disloca in località Vene Rosse, dove fa parte della squadra addetta ai rifornimenti di munizioni e viveri. 
Nei primi giorni dell'Ottobre 1943 partecipò alla Resistenza con un altro gruppo di giovani volenterosi. Fino all'ultimo lottarono contro la forza e l'inclemenza dei Tedeschi sicuramente superiori per il numero e per i mezzi, ma non riuscirono a sfuggire alla loro manovra di accerchiamento. Mostrò tutto il suo coraggio proprio nelle giornate del 2 e 3 Ottobre. Nonostante l'ordine di ritirarsi dopo tre giorni di aspri combattimenti, il giovane Emidio decide di tentare un'ultima disperata resistenza. Ma ritrovandosi senza munizioni fu costretto ad arrendersi. Fu fatto prigioniero e trasportato a Pagliericcio, località che si trova alle Falde della Montagna di Fiori, e lì fu barbaramente fucilato insieme ai suoi compagni. 
Insignito della medaglia d'argento al Valore Militare alla memoria.


[ per attraversare le altre vi(t)e della RESISTENZA consultare la sezione STRADE PARTIGIANE presente in questo blog ]

25 Aprile Festa della LIBERAZIONE


È grazie al 25 Aprile che ci siam potuti conoscere, confrontarci, e dire la nostra.
È grazie a questo giorno che siamo liberi, è grazie ai nostri nonni che hanno combattuto il nazi-fascismo.
25 Aprile tutto l'anno!!! Mai dimenticare e portare sempre in alto il ricordo, la memoria di chi ha sacrificato la propria vita per il bene di tutti, impegnamoci ad esser riconoscenti a questi uomini e ad essere all'altezza del loro eroismo ed ideale che non muore mai ma è sempre vivo nel cuore di un uomo libero.

martedì 24 aprile 2012

Passeggiata della Memoria



 

 
Ecco il video della Passeggiata della Memoria fatta il 12 Aprile 2012, insieme ai cari partigiani William Scalabroni e Ivo Castelli. Stay Informed...Stay Human!

lunedì 23 aprile 2012

Video Intervista al partigiano William Scalabroni


LIBERO SPAZIO Stay Human ora ha anche il canale Youtube!!! Ecco il nostro primo video: l'Intervista al partigiano William Scalabroni!
Presto il video della Passeggiata della Memoria con William Scalabroni e Ivo Castelli e il filmato dell'evento Strade Partigiane...Stay Informed...Stay Human!

domenica 22 aprile 2012

Ce l'abbiamo fatta! Felicissimi di questa grande partecipazione!

La Resistenza c'è sempre, non solo in prossimità del 25 Aprile, non finisce! Ci scusiamo se nell'evento abbiamo raccontato le vite di 5 partigiani, ma è impossibile raccontarle tutte in una sola sera. In virtù di questo pubblicheremo settimanalmente nel nostro blog la storia di un partigiano.

Lunedì troverete on line la storia di Emidio Bartolomei

Grazie a tutti coloro che hanno partecipato attivamente alla realizzazione di questo evento, grazie all'Istituto di Storia che ci ha ospitato ed aiutato, grazie a voi che venerdì con amore e commozione avete ascoltato quello che avevamo da raccontarvi.
Grazie ai partigiani William Scalabroni ed Ivo Castelli.
Grazie a Rita Forlini e al suo grande aiuto personale.
Grazie a Gianluca Vagnarelli e al suo interessante intervento "L'etica della Resistenza".

Il progetto STRADE PARTIGIANE non si ferma, continua con una grande ambizione, quella di arrivare nelle scuole.

Grazie a chi crede in noi, nel lavoro che facciamo e negli ideali che vogliamo portare avanti.
Grazie a tutti coloro che si sono tesserati!

mercoledì 18 aprile 2012

STRADE PARTIGIANE per le vi(t)e della RESISTENZA


Il 20 Aprile si avvicina...il giorno in cui si terrà il nostro primo evento!!!
Dopo una settimana di fuoco e tanto lavoro stiamo ultimando e perfezionando le ultime cose, l'emozione è tanta e aspettiamo con ansia questa data!

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STRADE PARTIGIANE_per le vi(t)e della RESISTENZA

Venerdì 20 APRILE ore 17.30 
Sala Biblioteca Provinciale di Storia Contemporanea "UGO TORIA"
Corso Mazzini n. 39 ASCOLI PICENO

 Un'esperienza attraverso le strade che ogni giorno percorriamo... ma di cui ignoriamo la storia dei personaggi che ne danno il nome.

MOSTRA INTERATTIVA
per ripercorrere le orme dei nostri partigiani

intervento di
GIANLUCA VAGNARELLI (ISML - Ascoli)
e testimonianze dirette

proiezione della videointervista a
WILLIAM SCALABRONI e IVO CASTELLI

LIBERO SPAZIO https://www.facebook.com/LiberoSpazioStayHuman
ISML - Ascoli Piceno https://www.facebook.com/profile.php?id=100001493472983



domenica 15 aprile 2012

La voce di "Vik"



Oggi, 15 Aprile 2012, è il primo anniversario della morte di Vittorio Arrigoni, una personalità cardine per il Libero Spazio, ed un esempio di volontà e determinazione che ci spinge a fare sempre di più per il nostro territorio.
Ad Ascoli scarseggia la voglia di battersi per qualcosa che va oltre il materialismo o i vecchi ideali basati sulla violenza e l’ignoranza, ci siamo uniti per creare una realtà che si basi su valori di fratellanza, uguaglianza, solidarietà, antirazzismo e antagonismo ad ogni forma di intolleranza e xenofobia. Queste sono state le premesse da cui è nata l’idea del nome Libero Spazio, discutendo tra di noi, poi, venne fuori il bisogno di inserire qualcosa, associare qualche uomo, qualche messaggio che vada oltre ogni dubbio, pensammo a Vittorio Arrigoni.
Un uomo che si è sempre mosso con coraggio contro le ingiustizie verso la popolazione palestinese, lottando contro i soprusi che Israele esegue quotidianamente contro persone innocue e disarmate, tra le quali bambini e donne, dando voce ad un popolo che viene distrutto davanti agli occhi di molti che rimangono silenziosi ed impassibili. Un uomo libero che credeva in ideali che vanno oltre la vita terrena, quegli ideali che dopo la morte rimangono impressi nei cuori per sempre, ovviamente dentro chi ce l'ha un cuore.
I dubbi sulla sua morte sono ancora densi, irretiti dalla contraddittoria tesi sulla sua morte, che vuole Vittorio ucciso per mano delle stesse persone che stava aiutando.
Sembra ovvia la falsità.
La voce di "Vik" era una voce scomoda, che è riuscita ad attraversare la più grande delle distanze: l'indifferenza.
Lasciando una frase semplice che vale piu di mille altre parole: Stay Human, restate umani.
È quello che voleva lasciare "Vik", e noi siamo orgogliosi di portare come nome un suo messaggio.